Biblioteca dell'anima

15/01/2010
LA BIBLIOTECA DELL´ANIMA: "appuntamento fuori rotta"
Un viaggio nel tempo ....fino alla soglia del vostre cuore.
domeni 17 gennaio 2010

ORE 18,00


LA BIBLIOTECA DELL´ANIMA

a casa di Linda Iurato

ARIANO IRPINIO (AV)

Contrada San Tommaso, 19

info e conferme partecipazione:

la padrona di casa ha il cellulare rotto
chiamatela a casa la sera dopo le 21.00
numero di casa 0825824398!!!!

iL CERCHIO è FACILitato  da Linda
http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/01/la-biblioteca-dellanima-appuntamento.html

12/01/2010
LA BIBLIOTECA DELL´ANIMA: appuntamento fuori rotta
Un viaggio nel tempo ....fino alla soglia del vostre cuore.

SABATO 16 gennaio 2010

ORE 18,00


LA BIBLIOTECA DELL´ANIMA

a casa di Linda Iurato

ARIANO IRPINIO (AV)

Contrada San Tommaso, 19

info e conferme partecipazione:

la padrona di casa ha il cellulare rotto
chiamatela a casa la sera dopo le 21.00
numero di casa 0825824398!!!!


lindaiurato@yahoo.it

tutto aggratis.


11/01/2010
La questione è: "PRENDERSI CURA! "
Una delle questioni che abbiamo discusso molto in questi giorni di confronto e discussione tra i soci fondatori sui principi e scopi della nostra associazione è stata la questione della "presa in cura" o "meglio del "prendersi cura".

"Prendersi e cura" è una questione antica quanto il mondo.

L´occasione però è importante e non va tralasciata ad una riflessione anche sui valori educativi, ciò che abbiamo imparato e/o ci hanno insegnato fino adesso, e cosa possiamo fare, o meglio come lo possiamo fare, come clown "dottori" per individuare - nella nostra azione - le modalità di "intervento", individuata nella nostra "relazione d´aiuto".

Nel pomeriggio di sabato 10 gennaio 2010 a Grottaminarda (AV) ho partecipato al "1° Seminario sulla Paesologia" organizzato dalla Comunità Provvisoria (Comunità alla quale aderisco e partecipo fin dalla sua costituzione avvenuta due anni fa) http://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2010/01/09/9-gennaio-2/
per cercare anche di spiegare a tutti i "Comunitari Provissori" che centra la figura del Clown "Dottore" nella "presa in cura dei paesi" e con "la paesologia" nuova scienza (?).

Dopo aver spiegato in maniera molto sintetica le origini del Clown (il nome deriva da colonus, clunni: contadino, lo zotico, l´inurbano) colui che pensa sempre di vacche. O il significato di Pagliaccio, colui che cade con la faccia nella paglia e rischia così sempre di fare figure di merda, ho proposto alla platea dei partecipanti un breve esercizio invitando tutti a formare delle coppie e guardarsi negli occhi, nel mentre leggevo la poesia di Leopardi "L´Infinito" (provateci pure voi mentre leggete il testo della poesia):

« Sempre caro mi fu quest´ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell´ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l´eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s´annega il pensier mio:
e il naufragar m´è dolce in questo mare. »
(Giacomo Leopardi, L´infinito)

…a conclusione della lettura ho chiesto loro di spiegare, con poche parole, cosa avevano provato.

Un signore "provvisorio" mi ha risposto ho: "... pensato a Recanati"; un altro amico - sempre molto "provvisorio" - mi ha risposto: "..ho immaginato uno specchio".

Ora dietro ai versi di questa poesia c´è una presa in cura di sé.

Per Leopardi il desiderio di piacere è destinato a rinnovarsi; ricercando sempre nuove sensazioni, scontrandosi inevitabilmente con il carattere provvisorio della realtà, per terminare al momento della morte.

Secondo questa teoria (teoria del piacere), espressa pure nello Zibaldone, l´uomo non si può appagare di piaceri finiti, ma ha necessità di piaceri infiniti nel numero, nella durata e nell´estensione: tali piaceri, però, non sono possibili nell´esperienza umana. Questo limite, tuttavia, non persiste nel campo dell´immaginazione, che diventa una via d´accesso ad un sentimento di piacere (espresso nell´ultimo verso della poesia di Leopardi) nella fusione con l´infinità del mare dell´essere.

Nella sostanza il piacere avviene attraverso un movimento dell´anima uno specchiarsi nella siepe vedendo al di la di essa, oltre i confini stessi, della realtà e dell´immaginazione. L´Infinito, nella visione leopardiana, non è un infinito reale, ma è frutto dell´immaginazione dell´uomo e, quindi, da trattare in senso metafisico, e non solo. Oggi possiamo anche dire (in maniera scientifica) che può cambiare davvero la realtà.

"Non è la volontà che può mettere in moto le enormi forze che sono dentro di noi, ma la nostra immaginazione".

Emile Coué, farmacista francese, così ci indicava una strada, molto più potente di una medicina o della stessa volontà, ed oggi sappiamo che la stessa immaginazione può "prendersi cura", come ogni cambiamento di pensiero può agire sul livello biologico, sulla chimica del nsotro corpo.

Se cambio il mio punto di vista cambia la mia realtà (?).

Dietro queste tecniche ci sono oltre diecimila anni di storia: dai Maya, alle tecniche di meditazione orientali, o le filosofie e nella stessa religione islamiche le varie anime come nel caso dei Sufisti, o dagli Egizi agli Esseni, ecc.

E, già gli specchi (Esseni).

Oggi persino ricerche nel campo delle neuroscienze stanno dimostrando di quanto sia vero è possibile vivere quello che ha vissuto "Alice nel paese delle meraviglia" è incantati anche noi dagli specchi, o dallo specchiarci in un laghetto, possiamo anche immaginarci un infanzia felice, così come lo stesso Leopardi fece quando si specchiò nella siepe. Egli separò il passato dal futuro, come Mosè separò le acque perchè solo "nel mezzo del cammin di nostra vita" posso realizzare un immaginario ed infinito presente.

E copsì dopo aver parlato, parlato, parlato e poi parlato ancora di sogni ad occhi aperti e di come praticare questi sogni, alla fine abbiamo almeno convenuto che uno degli strumenti cardini è l´utopia e che certamente la stessa l´immaginazione può cambiare la realtà e quindi, si può definire un metodo che è nel suo insieme "fuga e lotta".

Tutto l´universo e noi siamo energia, tutto è in movimento.

Una recente ricerca di alcuni scienziati Russi hanno accertato che le parole e le frequenze ( i colori della voce) possono influenzare e riprogrammare il DNA umano che è un Internet biologico, superiore sotto molti aspetti a quello artificiale, e spiegano quindi anche indirettamente l´influenza della mente su di noi e sulla natura in cui siamo immersi.

Attualmente la nostra scienza pensa che solo il 10% del nostro DNA viene utilizzato per costruire le proteine, mentre l´altro 90% è considerato "DNA rottame", i ricercatori russi sono convinti invece che tutto il DNA è utilizzato dalla natura, sia come memorie per la costruzione del nostro corpo e sia come magazzino di informazioni e per la comunicazione dentro e fuori dal nostro corpo.

La struttura del DNA vivente reagisce sempre ai linguaggi codificati trasmessi tramite onde di vario genere, che non sono altro che un codice espresso in frequenze, naturalmente tutto questo funziona solo se si utilizzano le frequenze appropriate, nel senso che bisogna sapere "sintonizzarsi".

Tale fatto risaputo da millenni, come dicevamo prima, (avendo coscienza che le forme priomordiali della natura sono il cerchio e le spirali), ora può essere provato e spiegato anche scientificamente e ci spiega anche perché l´educazione autogena, l´ipnosi o ad esempio i movimenti oculari (antica filosofia SUFI e/o cose simili), possono avere forti effetti su di noi non solo sul campo psicologico ma anche biologico: eliminando le false credenze.

Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può causare modelli di perturbazione nel vuoto, producendo "cunicoli magnetizzati". Insomma anche da questa ricerca si evince il fatto su come funziona e comunica tutto l´universo: a pulsazioni che producono onde, vibrazioni, frequenze, armonici, assonanze, dissonanze, ed ancora dell´importanza della componente geometrica come traccia di base per la comprensione della struttura fine della materia (i campi morfogentici di Schaldrake).

Qui il nostro amichissimo Renato Palmieri di Napoli ci ha aiutato anche a fare la "quadratura del cerchio" con la matematica e geometria Pitagorica, trasformando in teorema il V postulato di Euclide.......

..tu forse intendi , questo viver terreno
E tu certo comprendi
Il perché delle cose
Dico tra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l´aria infinita e quel profondo
Infinito sereno? Che vuol dire questa solitudine immensa?
Ed io chi sono?


...E, qui mi faccio aiutare ancora da Leopardi.

Ora leggendo anche questi versi mi chiedo, sul nostro senso dell´agire oggi (ruoli e funzioni) e sugli obiettivi e le strategie della cura, da quale punto di vista scientifica vediamo questo assunto ?

Ripeto: l´oggetto della discussione è il "prendersi cura".

Dal punto di vista dell´amico che mi ha risposto "..ho visto Recanati"; o dal punto di vista dell´altro amico che mi ha risposto: "..ho immaginato ..uno specchio." (?)

Lo stesso Clown è uno specchio dell´anima? E, se il corpo è lo spirito perchè in esso si è fatto carne la nostra realtà è il corpo e il nostro pensiero è illusione?

Dico ciò avendo coscienza che ci sono ancora altri e tanti diversi punti di vista o livelli di approcci (di pensiero) rispetto al concetto di "prendersi cura" e che in via di principio sono pure tutelati dalla nostra Costituzione.

Quindi nel "prenderci cura" di noi stessi come Clown "Dottori" e come "uomini di medicina" dobbiamo essere coscienti che abbiamo bisogno di comprendere di cosa abbiamo bisogno veramente per vivere meglio e se per fare ciò, abbiamo bisogno ancora di sapere. Se abbiamo bisogno di sapere significa che dobbiamo imparare e per imparare significa che non sappiamo ancora e quindi ci dobbiamo porre in maniera aperta rispetto al desiderio di imparare cio vuoti.

Solo da qui nasce un sapere (tecnico), alrimenti il rischio insito in questa cosa è di farci solo portavoci di un sapere che si trasforma in egemonia di potere quel potere di cui parlava Foucault, e di come esso può essere utilizzato. Cero questo è ruolo dei professionisti: medici e psicoterapeuti, infermieri e terapisti vari e di tutti gli operatori socio sanitari, ma essi sono stati "educati" sulla base di alcune conoscenze questo anche è risaputo.

Ora, avendo coscienza che l´arte e la scienza sono due componenti dello stesso Clown "Dottore", le stesse sono il frutto dell´osservazione della natura che già le contiene e che i diversi punti di vista possono portarci a considerazioni diverse opzioni come nel caso prima dei due amici.

Quindi l´augurio che faccio a noi stessi, più che invito, resta qeullo che dovremmo tutti essere capaci di interrogarci sugli obiettivi e le strategie di cura del XXI secolo, alla luce anche di nuove ed importanti osservazioni scientifiche: dalla PNEI, alla Biologia Totale e nel campo delle neuroscienze.

In proposito curare oggi significa fare un percorso all´interno dell´approccio ad un "senso di cura" che è radicata nella "esistenza", considerato che "la malattia è una metafora della vita".

Quindi la cura è radica anche nell´esistenza, degli stessi ruoli e percorsi professionali che hanno dato al senso di cura "uno stare tra…limiti e confini ben definiti" nel mentre oggi ci si affaccia sempre più ad osservare la necessità (naturale) di andare oltre la siepe, avendo coscienza che il campo delle medicine integrate resta il futuro della "presa in cura" delle persone in rapporto ai diversi sistemi terapeutici che se pur antichi come il mondo, andrebbero riscoperti ed osservati da un altro punto di vista, anche alla luce delle nuove conoscenze.

E, quindi c´è necessità di uscire fuori dai confini, fuori dalle rotte abituali, di affidarsi di più agli specchi dell´immaginazione e dei saperi e degli stessi interventi realizzati con modalità anche "non scientificamente" provate. La leggittimità del dubbio.

"Contro il metodo" Paul Feyrabend spiegava qual´era la sua "visione": "la scienza beneficerebbe maggiormente da una tendenza all´anarchismo epistemologico" ma qui è richiesta anche una capacità di confrontarsi con il dubbio (che non tutti hanno) e quindi semmai della possibilità di sperimentarsi, mettersi in gioco.

Il senso del "prendersi cura" quindi può assumere significati diversi da chi lo uso o da chi lo legge.

Il termine anglossassone "to cure" e "to care" dove il primo significa "curare" (guarire una malattia) ed il secondo (therapeiuen) che significa "prendersi cura" della persona nella sua interezza , si concentra e valorizza le capacità attive della persona.

Lo stesso approccio "terapeutico" dell´attività del Clown "Dottore" che per un dato momento si "prende cura" della persona, in una corsia di ospedale o in altri contesti del disagio sociale, si pone di fronte alla persona non come se essa fosse una persona malata, ma come ad una persona e basta, cioè si pone difronte alla sua parte sana. Ovvero privilegiando ciò che uno ha e non ciò che manca.

Ecco il Clown "Dottore" come Leopardi, attraverso la sua immaginazione svolge lo sguardo oltre siepe e non ha paura, in quei luoghi dove infiniti spazi ed universi si possono aprire alla nostra vista.

Alla "cura preventiva"?

Qui ricorro alla filosofia di Heidegger, per intendere la cura come apertura verso se stessi, gli altri e verso il mondo, avendo cura di se , del mondo e degli altri.

Lo stesso Heidegger suggeriva la differenza tra "cura autentica" e "cura inautentica", dove nella "cura autentica" il soggetto si assume direttamente la "propria cura" e per quanto possibile non la delega agli operatori, se non per capacità o funzioni totalmente compromesse (casi emergenza urgenza).
La "cura inautentica" invece Heidegger considerava il totale abbandono dell´autonomia della cura e la delega ad operatori e professionisti della cura.

Ecco spero che tutti noi siamo sul "prenderci cura" e curare nella visione più corretta e in questo senso sperimentare anche nuove vie, la via del cerchio o del clown scemano.

Nanos

Ops..dimenticavo il clown è certamente un essere che spesso si siede su una pachina ad ammirare il paesaggio....e dialoga con i poeti ed i bambini =(:0)

DIALOGO TRA IL POETA E I BAMBINI

I bambini:
Perchè te ne vai così lontano dalla piazzetta?
Il poeta:
Vado in cerca di maghi
E principesse.
I bambini:
Chi ti Insegnò la strada
Dei poeti?
Il poeta:
La fonte e il ruscello
Della canzone antica.
I bambini:
Te ne vai lontano
Dal mare e dalla terra?
Il poeta:
S´è riempito di luci
il mio cuore di seta,
di campane perdute
di gigli e di api,
e me ne andrò tanto lontano,
più in là dei mari,
accanto alle stelle,
accanto alle stelle,
per chiedere a Cristo
Signore che mi ridoni
la mia anima antica di bambino,
matura di leggende,
con il berretto di piume
e la sciabola di legno.
(Federico Garzia Lorca)

10/12/2009
ASINI & CLOWN ...nella storia
Vi potrà sembrare un´eresia quella che adesso vi racconto, stiamo pure sotto natale, ma è storia, anzi no, archeologia delle sapienze. Già nel 2000 a.c. nell´antico Egitto il dio Set (cattivo) entra in una città sulla soma di un asino. Set (il cattivo) poi fece uccidere suo fratello Osiride (buono). Forse per questo che alcuni dei sono rappresentati con la testa d´asino ed altri con la testa del sole. La vita e la morte, il bene e il male. L´asino nella sostanza rappresenta l´unità tra il terreno e lo spirituale. Poi Iside vendicò la morte dell´amato con il figlio Horus.

"Asino d´oro" è il titolo con cui Sant´Agostino lo indicò nel "De civitate Dei" anche se non si sa bene se l´aggettivo "aureus" sia stato coniato in riferimento alle doti eccezionali dell´asino, oppure alla qualità artistica del romanzoo a doti morali insite nella storia del protagonista. Insomma l´asino con capacità di "metamorfosi". E, si gioie e dolori per l´asino perché alla fine è stato considerato quasi sempre con poca dignità, utile quando c´è da lavorare; ignorante, testardo, umile, si accontenta di poco per mangiare, e nonostante tutto rimane accanto all´uomo, incurante del fatto che quest´ultimo ne ha fatto il simbolo della "sua ignoranza". L´asino era anche messaggero di morte. La stessa divinità che vi si sedeva sopra o si metteva inginocchiata prima o poi era destinata a morire; i Greci poi lo collegavano a Saturno, in relazione con la materia, la terra, l´isolamento, la fine delle cose; godeva di venerazione perché considerato coraggioso e lo attribuivano anche al dio Marte e a Dioniso.

E, già Dionisio! Dunque, proviamo a capire meglio. L´asino potrebbe essere -simbolicamente parlando- la metafora impiegata per indicare la materia grezza, la terra, la cacca, la paglia, tutto ciò che deve subire un graduale processo di trasformazione affinché si possa ´trasformare´, ovvero portare ad un livello di conoscenza, coscienza, superiore. Insomma rappresenta esso stesso la capacità di trasformare le cose anche quelle che ci sembrano inutili e dannose. In poche parole, l´asino è l´allegoria di una "maschera" per qualcosa che attende di essere portato in superficie, che giace nascosto come i minerali nelle viscere della terra, come la sapienza celata, come il nostro fuoco interiore.

Una delle più antiche raffigurazioni del Cristo, nell´arte cristiana, riproduce una figura umana con testa d´asino, crocefissa. Gli studiosi sono rimasti interdetti: Segno di schermo? O parodia. San Francesco giullare di Dio, prescriveva ai suoi seguaci di essere come gli asini. L´asino è presente nella vita di Gesù nella fuga dall´Egitto ed al momento del trionfo a Gerusalemme. Eppure l´asino è l´animale più sacrificato, più bastonato, più bistrattato tra gli animali. Non è forse un capro espiatorio? Egli rappresenta la festa, la gioia, la comprensione del passato e la nostra comica negazione del futuro o meglio di un futuro che non si è capaci di trasformare. In un antico rituale sacro l´asino diventava protagonista di feste al "rovescio". Vestito con paramenti sacri veniva portato in processione davanti all´altare e adorato come un papa. Ecco in questo caso l´asino rappresenta anche il rovescio. Il satiro, l´incapacità dell´uomo di ridere di se e della sua ignoranza e quindi l´attribuisce all´asino.

Ecco è proprio qui che l´asino si sposa con la figura del Clown. L´Asino (d´Oro), deve fare un viaggio ai limiti del mondo. Un Viaggio avventuroso, fatto di peripezie, cadute, botte, ubriacature. Un viaggio dove è costretto a superare svariate prove per giungere alla riconquista di se stesso e trasmutarsi anche lui, come l´asino, con l´aiuto della sapienza, in un essere gioioso e felice nonostante tutte le fatiche della vita.

L´Asino, come il Clown, ha un tasso di aggressività nullo, è un testimone naturale della cultura della pace e del rispetto della natura. Una natura che oggi rischia di non essere altro che qualsiasi "ordine" imposto dall´uomo.

Ecco proprio una metamorfosi deve compiere, lo stesso Clown per cambiare la nostra "natura" materiale in spirituale. Così come l´Asino che rappresenta l´unità tra il terreno e lo sprituale anche il Clown potrà sedersi in soma ad un asino ed entrare anche lui gioioso in città, pur avendo coscienza che farà una brutta fine.

07/12/2009
Le Malelingue
Un giorno, Nasreddin Hodja e suo figlio andavano al mercato. Il figlio cavalcava l´asino, e lui, lo accompagnava a piedi. Un passante brontolò: "Ecco la nostra gioventù moderna, lasciarsi portare tranquillamente dall´asino, obbligando il suo vecchio padre, con il suo pesante turbante, a seguirlo a piedi!""Padre, te lo avevo detto!" Mormorò il figlio. "Andiamo, non indugiare e prendi il mio posto."Nasreddin Hodja acconsenti.

Essi fecero così un pezzo di strada fino a che si sentirono interpellare da un gruppo di paesani: "Ehi Hodja, le tue ossa si sono indurite, sei distrutto dal peso degli anni, perché costringi quest´adolescente, nel fiore degli anni, a zoppicare leggermente dietro di te?"A queste parole, Hodja non trovò meglio che far montare suo figlio dietro di lui, sulla groppa dell´asino. Non erano andati molto lontano che alcuni individui gli sbarrarono la strada, gridando: "Che gente spietata! Due persone su di un povero asino.

E dire che é il nostro famoso Hodja che tollera ciò! Se questa non é una vergogna!"Questa volta, Nasreddin Hodja, fuori di se, discese subito dal somaro, ed anche suo figlio, e entrambi proseguirono andando dietro l´asino libero del suo carico. Siccome ogni cosa ha una fine, subirono i rimproveri di alcuni mascalzoni che incontrarono poco dopo.

"Che idiozia! Vedere l´asino sgambettare e caracollare in libertà, mentre i suoi padroni, sfidando la polvere e l´intollerabile calore, fanno la strada a piedi! Non si è mai vista una cosa simile!"

"Vedi, figlio mio", disse Nasreddin Hodja al culmine della pazienza, "ammiro le persone che si sono liberate delle malelingue! Tu, fai come ti sembra meglio e che la gente dica ciò che più desidera, perché le bocche degli uomini non sono un sacco che si possa chiudere!"



Racconto di Mullah Nasreddin Hodja.
(traduzione di Claudio Buffa)
Nasreddin era un saggio un po´ speciale vissuto tanti secoli fa in Turchia quando in Oriente regnava il Khan Timur Lang detto Tamerlano. Fu viaggiatore del mondo ed è noto da Buchara a Samarcanda, da Mombasa a Singapore. Le sue gesta e soprattutto le sue sentenze e storielle, solo apparentemente senza senso, hanno lasciato traccia ovunque si sia diffusa la cultura islamica. Quelle storie brevi e buffe si raccontano anche oggi in Iraq, in India e in tanti altri paesi d´Oriente e d´Occidente con nomi e dettagli cambiati, ma con spirito affine. In particolare somigliano a quelle che si raccontano nel Nord Europa e che hanno per protagonista Till Eulenspiegel, o a quelle che nella cultura ebraica vengono attribuite a un rabbino saggio e stravagante e infine ad un personaggio presente nelle culture del bacino del mediterraneo, Giufà in siciliano, Guhâ in arabo e in turco appunto Nasreddin Hodja o Nasreddin Hoca.Nessuno sa come siano nate, ma la cosa in verità non ha molta importanza. Quello che le ha fatte sopravvivere nei secoli è la tradizione orale, ossia il fatto che sono state tramandate a voce di generazione in generazione e così le radici sono le stesse per tutti i racconti, anche se le varianti sono infinite.


25/11/2009
DARWIN 1809 - 2009
(Riflessione su Darwin di Renato Palmieri)

"L´eredità concettuale di Darwin": "selezione naturale, albero della vita, classificazione delle specie sulla base della loro genealogia, estinzione in seguito a selezione, "tempo profondo" - deep time, cioè l´enormità della scala dei tempi trascorsi - e ancora la distribuzione biogeografica dei viventi, la selezione sessuale, la coevoluzione, l´economia della natura e infine il cambiamento graduale. Anche un grande fisico come Lord Kelvin sentenziò che non c´era stato abbastanza tempo perché si fosse evoluto tutto quello che si è evoluto.

Non mi resta, ora, - come corrispettivo del famoso viaggio di Darwin alle Galapagos, fondamento dell´Origine delle specie - altro che uscirmene sul terrazzo di casa mia e fotografare questo geranio:

Sono evidenti il trivium dei tre petali superiori, più sottili, e il bivium dei due inferiori, più grossi: tra questi si situano gli organi sessuali del fiore. E´ la stessa struttura formale che nel regno animale va dagli echinodermi zigomorfi del Paleozoico all´Uomo di Leonardo e in quello vegetale perviene alla specializzata Orchidea. Al punto che, non molto tempo fa, sulla rivista FOCUS fu pubblicata una fotografia di orchidea, tanto somigliante a una figura umana da suggerire al fotografo la didascalia: Sorrida, prego!

Si tratta quindi, semplicemente, di domandarsi come può essere accaduto che una serie identica di modificazioni casuali abbia portato a una morfologia omologa dopo la separazione dei due regni, animale e vegetale, risalente a miliardi di anni fa.

La risposta a tale domanda chiude il cerchio con le epigrafi sugli embrioni-chimera che ho preposte alle questioni della fisica: se l´universo fosse sotto il segno del caso, dovremmo consentire con Monod sulla sorte umana (Il caso e la necessità): "L´uomo finalmente sa di essere solo nell´immensità indifferente dell´Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo". Per fortuna un geranio ci assicura il contrario."


Una sera andai a fargli visita a casa sua "alle porte del paradiso" a Napoli con alcuni amici per parlare della sua legge unigravitazionale, "ricordammo anche Darwin, e alla fine della sua lezione ci disse:

"....il cammino dell´uomo nel terzo millennio è sicuramente predeterminato da un riconoscimento o da una rinuncia: il riconoscimento della sua autonomia dalle "cose" o la rinuncia ad essa ......l´unica cosa a cui non possiamo rinunciare però adesso è magiarci le pizze"

.... ne aveva ordinate cinque, con cinque birre. E, si una a testa!

Fonti:
Renato Palmieri
Napoli, 13 aprile 2008
http://zed8.tripod.com/coper.htm
24/11/2009
FRAMMENTI d´IMMAGINAZIONE ....
"..non parlare , danza! "

.......ultimo suggerimento come atto estremo d´amore per la vita di odio dichiarato per ogni forma di sapienza dottrinale o di autorità. La vita come canto e come danza " quello stato di ebbrezza in cui tutto si arricchisce con la propria pienezza " e che risponde all´arte dell´imperativo della perfezione in cui l´uomo gode se stesso nella festa del dio.


O tu che guidi il coro delle stelle che spirano fuoco, guardiano delle parole notturne, fanciullo, progenie di Zeus, manifestati, o Signore, insieme alle Tiadi, che ti seguono che folli per tutta la notte danzano intorno, celebrando, te, Iacchos, il dispensatore Sofocle, Antigone

"..non parlare, danza!"

"Pensiero impensabile lasciato agli uomini prima di affrontare, come nella tragedia classica, la vendetta del dio che lascia all´uomo che ha osato sospettare o abbattere il padrone lògos e la meretrice mètis, la unica via di uscita possibile: il sacrificio di sé nella notte della follia".

ZIBALDONE DI PENSIERI

"Altro è la forza altro la fecondità dell´immaginazione e l´una può stare nell´altra. Forte era l´immaginazione di Omero e di Dante, feconda quella di Ovidio e dell´Ariosto. Cosa che bisogna ben distinguere quando si sente lodare un poeta o chicchessia per l´immaginazione. Quella facilmente rende l´uomo infelice per la profondità delle sensazioni, questa al contrario lo rallegra colla varietà e colla facilità di fermarsi sopra tutti gli oggetti e di abbandonarli e conseguentemente colla copia delle distrazioni. E ne seguono diversissimi caratteri. Il primo grave, passionato, ordinariamente (ai nostri tempi) malinconico, profondo nel sentimento e nelle passioni, e tutto proprio a soffrir grandemente della vita. L´altro scherzevole, leggiero, vagabondo, incostante nell´amore, bello spirito, incapace di forti e durevoli passioni e dolori d´animo, facile a consolarsi anche nelle più grandi sventure ecc. [...] Così una stessa facoltà dell´animo umano è madre di affetti contrari, secondo le sue qualità che quasi la distinguono in due facoltà diverse. L´immaginazione profonda non credo che sia molto adattata al coraggio, rappresentando al vivo il pericolo, il dolore ecc. e tanto più al vivo della riflessione, quanto questa racconta e quella dipinge. E io credo che l´immaginazione degli uomini valorosi (che non debbono esserne privi, perché l´entusiasmo è sempre compagno dell´immaginazione e deriva da lei) appartenga più all´altro genere". (Giacomo Leopardi, 5 luglio 1820)
17/11/2009
STO PROVANDO A FARE SINTESI....
Il clown è come una "plastica" spirituale, ti può solo far sentire più giovane di quello che adesso dimostri. Il clown ti può aiutare a far spianare le "rughe" dell´anima e del tuo volto. Cosa vuoi che ti dica (?) il clown se non: qual´è il tuo problema?

Il clown può mettere solo una scintilla negli occhi di coloro che sono protesi nel futuro e si aspettano serenamente ancora molte cose. Ecco noi tutti abbiamo due possibilità o la "fuga" o la "lotta".

A volte consiglio la "fuga" ma sempre se sei capace di costruirti una "moto del tempo", altrimenti consiglio di presentarti al "pubblico" come se fossi su un "ring" davanti al "tuo avversario", facendo la/lo spaccona/e .... e menargli di brutto.

Il naso del tuo clown ti può solo aiutare ad attutire i colpi, anche perchè alla sua punta c´è... il tuo paradiso.

La pratica del clown è una "mediazione" corporea, che può essere considerata "fuga" o "lotta" allo stesso momento come un pugile che arretra e/o attacca. E, come la box puo sembrare uno degli sport più folli, quando sei clown preparati a prenderle di brutte. Il clown affida alla sua follia l´uscita e l´entrata di scena per vincere tutte le sue paure, ma anche recuperare i suoi bisogni di libertà.

Cosi il clown riesce a soddisfare quelle espressioni più belle della nostra umanità: la rabbia, la tenerezza, la tristezza, la gioia e l´amore.

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